ORA CHE LO
ABBIAMO VISTO E SENTITO...
Il giornalista Carlo Lulli, per molti anni Direttore del quotidiano IL TELEGRAFO, ha
scritto
le sue impressioni
sulla figura del Santo Padre e sulla visita agli stabilimenti Solvay
di Rosignano:
Ora che lo abbiamo visto
— ed osservato, per ore, qui alla Solvay — semplice eppur maestoso
in quella veste bianca simbolo d’una missione senza tramonto e d’una
potenza senza odio; ora che lo abbiamo sentito, col suo
caratteristico accento, nei dialoghi ufficiali o improvvisati,
rivolgersi a tutte le componenti del grande complesso, pensiamo sia
opinione comune che la Chiesa possa veramente contare sul Pastore
giusto nel momento giusto.
Per i credenti tutto ciò scaturì, dopo il classico «Extra omnes» al
Conclave, dal carisma dello Spirito Santo, da sovrumana ispirazione
della Provvidenza; per i non credenti dalla saggezza e dalla
esperienza di una Istituzione con due millenni di vita.
Comunque sia, qui a Rosignano, per quasi sette ore, implacabilmente
bersagliato dai flashes o «insidiato» dalla selva dei microfoni,
parlasse Egli col Presidente della Società o col più giovane
lavoratore, ha convalidato questa impressione: essere, cioè, come
era stato compreso a distanza, il Pontefice che, pur assiso sul più
alto trono della terra, non intende affatto velarsi con la
ieraticità solenne di suoi predecessori, ma scoprirsi il più
possibile, nel contatto con la gente, nel dialogo, nel sincero
confronto. E anche nelle battute bonarie, da sorridente curato in
visita ai parrocchiani. Quando ha terminato la sua allocuzione, nel
piazzale dell'assemblea, ha sorpreso tutti con una estemporanea
aggiunta al testo: «. . .e grazie per la vostra pazienza» ha detto,
con un lampo di affettuosa ironia nello sguardo, come a dire: forse
vi ho tenuto un po’ troppo in piedi ad ascoltarmi...umiltà
evangelica la Sua che lungi dal
«diminuirlo» fa accomunare nel sorriso di consenso, e nello scroscio
dell’applauso, appunto, chi crede e chi non crede. Pensiamo sia
stata proprio questa sua disponibilità umana, commista alla
sacralità del ruolo, la componente principale del successo della
visita in stabilimento. Ha fatto presto a fraternizzare, a mettere a
suo agio ogni interlocutore. «Sono venuto qui a stringere tante
mani... » badava a ripetere a chi azzardava domande sullo scopo
della visita. Ed era un Pastore, non un Capo carismatico aduso
all’omaggio nel magico quadro cerimoniale tramandatoci dai secoli in
S. Pietro, un semplice Pastore che al termine del dibattito in
«Consiglio» sovraintendeva, benedicendo, alla distribuzione di
medagliette - ricordo per l’eccezionale avvenimento. «Per voi e le
vostre famiglie... » mormorava. E noi, che gli eravamo vicinissimi,
abbiamo rivissuto il «pathos» della indimenticabile sera in cui Papa
Giovanni, in un mondo ancor più lacerato dall’odio, dalle divisioni,
dai rancori più crudi, sollecitò la riscoperta di valori essenziali
e umani: «Quando tornate a casa, date un bacio ai vostri
bambini...».
«Un uomo del nostro tempo per il nostro tempo» concludeva
l’editoriale di «Solvaynotizie», nel presentare l’evento di
eccezione. Adesso che l’evento si è realizzato e che, per la fattiva
e leale collaborazione di tutti, dal primo all’ultimo, ha potuto,
concretizzarsi nel migliore dei modi possibile (facendo scrivere
all’<Osservatore Romano», il quotidiano della Santa Sede la
«meravigliosa folla di Rosignano») quel giudizio su Papa Wojtyla può
esser ribadito a suggello delle sette indimenticabili ore. Carlo Lulli
(Da:
Solvay Notizie marzo-aprile 1982)
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