Foto 1
- L'origine di
questo tabernacolo, posto lungo la strada che dal paese
conduceva ai lavatoi pubblici, è sicuramente anteriore al
1682, in quell'anno, infatti, la Comunità del Gabbro
deliberava uno "stanziamento di scudi 6 per far riparare una marginetta o cappellina sulla strada maestra del poggio
Rigoncelli, cioè via di Ricaldo e via del Carrione e
dipingere di nuovo l'immagine della Madonna, di san Michele
e di sant'Antonio abate" (Palomba et al.1996) L'immagine sacra
originale è oggi perduta e sostituita da una pittura
su tegola in cotto. (In basso)
Foto 2 - Ristrutturata di recente dagli attuali proprietari,
l'edicola è ubicata sul retro della casa e per questo non è visibile dalla
strada. Non si hanno notizie sulla sua origine, il fabbricato che la
ospita è rappresentato nella mappa del Catasto Toscano (1823).
Foto 5 - Sul piedistallo in pietra sono
incise le lettre VMF. La croce in ferro è stata posta nel 1929,
probabilmente in sostituzione dell'originale di legno, come riporta
un'incisione sulla muratura.
Foto 7 - Il primo maggio 2017 è stato
inaugurato e benedetto un nuovo crocifisso a ricordo dell'antica pieve
di Camaiano. L'evento, promosso dal "Comitato per il Parco culturale di
Camaiano", si è svolto al ponte romano, nella campagna collinare fra
Castelnuovo della Misericordia e Gabbro. Riprendendo un'usanza
introdotta dal Concilio Tridentino, quella di porre una croce dove
sorgeva una chiesa rovinata e profanata, i componenti del Comitato ne
hanno eretta una nel luogo dove si leggono ancora le tracce
dell'antichissima pieve di Camaiano. Chiesa battesimale dedicata a S.
Gerusalemme e a San Giovanni Battista, attestata per la prima volta in
un documento del 958, ma con origini, sembra, paleocristiane.
L'antichissima pieve di Camaiano
sorgeva sul fianco occidentale di una dolce collina posta fra i botri
Sanguigna e Riardo. I due corsi d”acqua delimitavano un territorio di
circa 80 ettari a forma di scudo, di proprietà della chiesa battesimale,
che dalla Serra di Camaiano (individuabile presso l’odierno Podere
Nuovo) andava a chiudersi al Puntone, luogo dove i due botri si
congiungono poco prima del Chiappino. La chiesa si affacciava sulla via
di Popogna, che da Vada giungeva a Porto Pisano (S. Stefano ai Lupi -
Livorno). Questo antico tracciato - oggi riscoperto nell’ambito dei
progetti “Ippovie del Mediterraneo” e “Occhi sulle Colline”
rispettivamente come “Ippovia secondaria” e “Sentiero 199” (o Strada del
Mille) - è riportato sulle carte del catasto moderno come “Strada
vicinale vecchia del Gabbro”.
Riferimenti storici
Dedicata a S. Gerusalemme e
S. Giovanni Battista, la pieve battesimale di Camaiano è documentata per
la prima volta nel 958, ma le sue origini vengono fatte risalire ad un
periodo antecedente la dominazione longobarda. Nel secolo IX la pieve
era compresa all'interno della curtis di Camaiano, di proprietà
dell'Arcivescovo di Pisa. Con la crisi demografica del Trecento il
grande edificio religioso entrò in una fase di decadenza, culminata con
l’abbandono (secoli XV e XVI) ed il trasferimento del titolo di pievania
alla vicina chiesa di S. Michele del Gabbro (fine del ‘500). Le visite
pastorali di quegli anni ci descrivono il declino dell’antica chiesa
madre, posta in luogo isolato e ormai distante dagli insediamenti
principali: nel 1484 l’edificio era invaso dai rovi e risultava in parte
distrutto, nel 1557 mancava del tetto, nel 1569 seppur scoperchiato
aveva ancora i muri perimetrali ed il fonte battesimale, nel 1575 si
decideva di murare le porte per impedire agli animali di entrarvi, nel
1597, ormai circondato dal bosco, aveva alcune pareti cadute a terra ed
il suo restauro era giudicato antieconomico. Oggi il nome Camaiano è
stato attribuito a un parco culturale di recente istituzione (Parco
Culturale di Camaiano).
La
pieve oggi non esiste più, le sue pietre squadrate furono infatti
riutilizzate per edificare le case che la Pia Casa della Misericordia
andava costruendo nei poderi della zona; tuttavia il sito dove essa
sorgeva è stato individuato con precisione grazie all'abbonante presenza
di detriti sparsi sul terreno (Fig. a sx). Su un'area di quasi mezzo
ettaro, posta alla quota di circa 85 m s.l.m, le lavorazioni agricole
portano sistematicamente in superficie resti di ceramica (Fig. a dx),
ardesia e frammenti di ossa umane che confermerebbero l’esistenza di un
antico cimitero annesso alla pieve.
(Da:
"SITI
MEDIEVALI DEL TERRITORIO LIVORNESE" di Roberto Branchetti, Luciano
Cauli, Alessandro Cìampalini, Romano Galoppini, Franco Sammartino,
RobertoTessari, Luigi Viresini)
scaricabile dal sito.
L'azienda Cappellese ha finanziato
gli scavi dove un tempo c'era una pieve. È nato sulle colline di
Rosignano il primo archeo-agriturismo d'Italia.
Un giorno del
settembre 2023 un archeologo, Francesco Pagliani, si è presentato
all'agriturismo Cappellese e ha mostrato una foto ripresa da Google
Earth. Il grano sul terreno era cresciuto in modo strano, come se in
quel terreno ci fossero le fondamenta di qualcosa, forse un'antica
pieve. Anzi, quasi sicuramente, si trattava della pieve di Camaiano
risalente al X secolo dopo Cristo di cui c'era cenno su documenti
storici del territorio. Lo sapeva la famiglia Michetti proprietaria di
quei terreni acquistati in due lotti distinti, il primo nel 1959 da
nonno Vincenzo e poi da Fabiana e Marco, attuali gestori
dell'agriturismo, che avevano restaurato la casa di famiglia. «È stata
una notizia incredibile vedere quella foto anche se abbiamo sempre
saputo che lì poteva esserci una pieve, qualche volta avevano trovato
vasi o anche resti. Ma vedere quella foto con il negativo...»: a parlare
è Fabiana Michetti che da quel momento con il cugino Marco e i figli
Matteo, Saverio, Domiziana e Filippo hanno deciso di investire sugli
scavi. «Il primo anno li abbiamo finanziati da soli. Era certo che lì
sotto c'era qualcosa di meraviglioso. Era aprile, abbiamo cominciato a
scavare a settembre con gli archeologi dell'Università di Firenze e di
Bologna. Ci abbiamo creduto ed è stato meraviglioso cominciare a vedere
i ragazzi delle scuole che venivano in visita, l'open day con le
istituzioni. Tutti venivano a conoscere questo territorio. Siamo partiti
dall'abside e ora contiamo di portare alla luce tutta la pieve (in
questo momento è stata sotterrata) e anche un'antica strada, risalente
al Mille, che sappiamo essere lì sotto. Stiamo infatto cercando
contributi per finanziare un'ulteriore campagna di scavi da portare
avanti su più anni».Quello delle colline di Rosignano è oggi il primo
archeo-agriturismo della Toscana. Siamo all'interno del Parco culturale
di Camaiano, in una terra ricca di storia che affonda le sue radici nel
profondo Medioevo. È lungo un tratto un tempo attraversato dalla strada
dei Mille, tra i campi ben curati de L'Agriturismo, che sorgeva la Pieve
di San Gerusalemme e San Giovanni Battista. Un edificio imponente (36
metri di lunghezza per 16 di larghezza), all'epoca importante luogo di
fede, che dominava su quei territori prima che la grande peste nera alla
metà del Trecento ne provocasse lo spopolamento, le cui fondamenta (così
come la prima menzione in un documento) antecedenti all'anno al 1.000
insistono su preesistenze di epoca romana. Una scoperta straordinaria
dal punto di vista storico, culturale, archeologico e turistico che la
struttura agrituristica di Castelnuovo della Misericordia, proprietaria
dei terreni dove si trova l'ex Chiesa, ha inserito tra le esperienze che
i turisti e scolaresche in visita alla fattoria potranno fare. Una
proposta didattica e culturale nel contesto di un'azienda agricola
agrituristica assolutamente originale ed unica nel panorama nazionale. A
rendere noto la presenza di questo agriturismo speciale è stata
Coldiretti Toscana secondo cui l'esperienzialità è il motore del turismo
rurale. «La grande diffusione delle strutture agrituristiche sul
territorio e la spinta che arriva da tutta una serie di attività
connesse alla produzione agricola sono determinanti per i primati del
nostro turismo rurale a livello nazionale e per il sostegno al reddito
delle nostre aziende», spiega Marco Masala, presidente Terranostra
Toscana. «Qui, come in nessun altro posto o regione al mondo, gli
imprenditori agricoli hanno saputo declinare ed immaginare la
multifunzionalità rilanciando filiere che rischiavano di sparire,
animando borghi, paesi e località poco note, riscoprendo le tradizioni
contadine e gastronomiche. Se la campagna toscana è diventata una meta
di vacanza da 1,3 milione di arrivi e 5 milioni di presenze è merito
degli agricoltori». Un valore che si eleva all'ennesima potenza quando
alla ruralità si aggiunge la nostra storia. Il primo archeo-agriturismo
d'Italia ne è un esempio: unire l'accoglienza e il pernottamento alla
ristorazione e ai prodotti tipici, la didattica all'archeologia, il
trekking al relax in piscina. Il progetto, che ha il patrocinio del
Comune di Rosignano Marittimo e il supporto del parco culturale di
Camaiano e del gruppo archeologico paleontologico livornese, è seguito
dal professore Enrico Cirelli del dipartimento di storia, culture e
civiltà dell'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. «Non siamo solo
custodi della terra che coltiviamo e che ci permette di raccogliere i
suoi frutti, siamo custodi anche del passato del territorio che viviamo.
Custodiamo ciò che sta sopra il terreno ma anche ciò che sta al di
sotto», racconta Fabiana Michetti. «Quando l'équipe di archeologi ci ha
informato della presenza di un edificio sepolto sotto il nostro grano e
che avrebbe potuto essere proprio la Pieve di Camaiano di cui si erano
perse le tracce, abbiamo provato un moto di orgoglio. Vogliamo
condividere questa scoperta con i nostri ospiti e con tutti coloro che
vorranno saperne di più su questo edificio millenario attorno al quale
ha ruotato la vita di queste comunità durante tutto il Medioevo fino al
1600».
Ilenia Reali Il Tirreno 7/11/2024 |