Gabbro oggi
           Case di podere: passo dei Mandrioli

                      Nascono le fattorie
Il centro abitato di Gabbro, cominciò ad espandersi fuori del castello tra il 1722 ed il 1773. Era intenzione di Pietro Leopoldo favorire, attraverso il sistema delle allivellazioni, la costituzione di una massa crescente di piccoli proprietari in tutto il Granducato. L'abolizione dei beni comunitativi, l'alienazione dei grandi possedimenti laici ed ecclesiastici, la ridistribuzione delle terre ai contadini, avrebbero dovuto, secondo il Sovrano, sortire gli effetti sperati. In realtà, vuoi per l'inadeguatezza del contratto di livello - incapace di creare un reale incremento delle produzioni agricole nelle nostre campagne - vuoi per le modeste possibilità economiche dei contadini (si ricorda che la cessione delle terre a livello veniva fatta mediante asta ed i migliori offerenti non erano certo i contadini), la riforma portò alla formazione e/o all'accrescimento della media e della grande proprietà terriera, che finì per rimanere in mano alle famiglie più agiate della borghesia rurale e cittadina.
Queste vaste proprietà, nell'Ottocento, si organizzarono in fattorie, veri e propri centri direzionali dell'attività produttiva incentrati sul sistema della mezzadria appoderata, sistema che sarebbe sopravvissuto fino all'immediato dopoguerra (anni '50), per poi esaurirsi definitivamente nei decenni a venire sia per effetto delle Riforme Agrarie sia per l'influenza dei nuovi fenomeni di mercato e dell'industrializzazione. Sono riconducibili a questa fase i segni di un'agricoltura "tradizionale", di cui vi è traccia evidente nelle case di fattoria, "padronali" e "coloniche", sparse nelle nostre campagne. La loro presenza, associata ad altri manufatti strettamente connessi all'attività agricola di un tempo, ci ricorda le costose opere di valorizzazione del suolo: bonifiche, dissodamenti, terrazzamenti, viabilità rurale, muri di recinzione, laghetti collinari, ecc., intraprese dai grandi proprietari terrieri per accrescere la rendita fondiaria delle loro tenute, ma anche la fatica dei poveri mezzadri, impegnati nel pesante lavoro di vanga e piccone, per lo "scasso" dei terreni per la messa a coltura di viti ed olivi. Spesso, nelle immediate vicinanze delle case coloniche, restano elementi superstiti del resedio rurale: pozzi, lavatoi, aie ammattonate, forni, carraie, concimaie, testimonianze tangibili della vita contadina e dell'attività produttiva di un tempo dei quali diamo testimonianza foto-storica nelle pagine delle frazioni agricole del Comune.

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