La storia delle saline si perde nella notte dei tempi. Le vicende
qui narrate, iniziano simbolicamente un fatidico giorno: Roma, anno
del Signore 1995, addì 13 ottobre. Nella sede del Ministero delle
Finanze, il sottosegretario V. il senatore C., l’onorevole B., il
sig. F. in rappresentanza della Regione Toscana, il presidente
dell’Amministrazione Provinciale di Pisa, i sindaci di Volterra,
Montecatini e Pomarance, danno sostanziale assenso a un progetto di
collaborazione industriale tra Amministrazione Monopoli di Stato e
Solvay, che prevede la cessione di tutte le concessioni alla Società
belga e l’intensificazione dello sfruttamento fino a due milioni e
centocinquantamila tonnellate annue di salgemma.
Dopo
pochi mesi viene firmato un regolare contratto tra AMS e Solvay che
mette il territorio in mano alla multinazionale. In cambio la
società promette che pagherà allo Stato 71 miliardi di tasse
arretrate, ottenendo un sostanzioso sconto sul dovuto, ma non
sottoscrive nessun impegno a favore del territorio.
Avevo allora l’illusione che l’Affare potesse essere buttato a
monte. Così non è stato, tutte le più pessimistiche previsioni si
sono avverate e dopo aver contribuito alla crisi della Salina e del
territorio, ridotto il fiume Cecina ad un acciottolato di sassi
privo di vita per diversi mesi l’anno, siamo all’assalto finale del
paese. |