Da 1 a 13  il mio solco
di Romolo Monti

In questo piccolo libro nulla c’è di voluto; in esso rifulge unicamente la realtà. La gamma del lavoro, credo di averla percorsa in gran parte. Sarà ciò di buon esempio per voi miei continuatori, oppure il mio avverso esordio nella vita verrà accolto con indifferenza, o peggio, provocherà in voi la tendenza a nascondere o svisare il mio passato? Come la superstizione offusca la ragione, così i pregiudizi, le convenzioni sociali deviano il riflettere degli esseri, ancor più se giovani ed inesperti. Ragazzi miei convincetevi comunque, che le sole conquiste ottenute con fatica, sono durevoli; se pervasi dalle ubbie che minano i deboli cercate di abbandonarle al più presto. Al pari di certi sentimenti dei singoli che sovente dipendono dalle loro condizioni economiche, o ad esse si vanno adeguando, altrettanto la considerazione, la stima per un uomo dovrebbe dipendere ed adeguarsi in ragione diretta alle sue fortunate o meno condizioni iniziali di lotta. Vi pare? Purtroppo il mondo giudica con leggerezza, dall’esteriorità, e gli sfugge o non si cura spesso, di chi realmente ha merito, ma è umile, modesto, dimesso.

Mi si può stimare per quel che valgo. Mi lusingo di aver seminato e, spero che il seme non sia caduto sul macigno; qualora foste tocchi da pregiudizi malsani, vi auguro che si disperdano come foglie secche al vento, e che il vostro cervello si persuada che è distinzione sociale discendere da un integro lavoratore, forse la più ambita nobiltà.

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