Gli ospiti di Castiglioncello Cronache |
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Da "Il Tirreno" del 6-09-2014 di Dino Dini | |
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bel Marcello e la dolce vita
del latin lover
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Correva l'anno
1955 quando
incontrai per la
prima volta
Marcello
Mastroianni ai
tavolini del
"Tennis",
affollato da un
vero stuolo di
persone che,
come si diceva
allora,
appartenevano al
jet-set. Ero già
amico di Paolo
Panelli e Bice
Valori e quando
Marcello arrivò
con sua moglie
Flora Carabella,
anch'essa
attrice, fu
facile per me
stringere
amicizia anche
con loro.
Bisogna dire che
questi
personaggi
trascorrevano
volentieri le
loro vacanze a
Castiglioncello
perché non
c'erano molti
giornalisti a
chiedere
interviste, né
curiosi o
cacciatori di
autografi. Quei
villeggianti
facevano ormai
parte del
panorama
naturale della
località.
Marcello diceva
che per lui
Castiglioncello
era un vero
paradiso
terrestre. Era
nato a Fontana
Liri nel
Frusinate nel
1924 e a
sette-otto anni
si era
trasferito a
Roma con la
famiglia. Nel
1943 si diplomò
perito edile, ma
nel 1945
cominciò a
prendere lezioni
di recitazione.
Quattro anni
dopo conobbe
Flora Carabella
che recitava con
lui nel dramma
teatrale di
Tennessee
Williams "Un
tram che si
chiama
desiderio"
diretto da
Visconti. Si
sposarono nel
1950 e
dall'unione
nacque la figlia
Barbara.
Perito edile col pallino delle case. Al culmine della sua carriera decise di avere una propria dimora a Castiglioncello. Acquistò villa "La Prora" che sorge sulla punta nord della Baia del Quercetano. Da buon perito edile quale era, la ristrutturò e l'arredò in maniera splendida. Dalla sala principale si godeva un panorama bellissimo sul mare e sembrava davvero di stare sulla prua di una nave. Riuscii a fargli un'intervista nell'estate del 1968 perché me lo chiese espressamente Carlo Lulli direttore di quello che allora era "Il Telegrafo". Mi ricordo che mi telefonò e con quel suo piglio deciso e amichevole mi disse: "Dinone, mi riferiscono che tu passi molte serate insieme a Marcello Mastroianni. Cosa aspetti a farmi un articolo su di lui?". Così fui costretto a passare, nei riguardi di Marcello, da compagno di spensierate serate al ruolo di intervistatore. Lui capì perfettamente la situazione e accettò di buon grado. L'articolo uscì l'8 agosto del 1968 con il titolo "Marcello Mastroianni un pigro? Chi lo conosce non ci crede". Un titolo che rispecchiava la verità perché lui era tutt'altro che pigro. Era la sua flemma che veniva scambiata per pigrizia, ma c'era una vivissima luce di intelligenza nei suoi occhi. Mi aveva detto: "Sono quasi quindici anni Dino che ci conosciamo e sai che le interviste non le sopporto, perché spesso quello che dico viene travisato". E così davanti a due Martini facemmo solo una bella chiacchierata. Mi parlò della passione che aveva messo nel suo lavoro in vent'anni di professione e aggiunse che per lui lavorare era un puro divertimento, concludendo: "E mi pagano pure". Tuttavia teneva i premi conquistati nella sua lunga carriera, coppe, targhe e altri innumerevoli riconoscimenti nel bagno privato di casa sua perché, affermava, esporli in un'altra parte della casa sarebbe stato uno stupido esibizionismo. Mi confessò anche che aveva un certo complesso d'inferiorità per le sue gambe troppo magre, tanto che quando era balilla e c'era il culto della virilità e dei muscoli, si vergognava di mettersi in pantaloncini corti. Quel bambino mingherlino di gambe era però ormai diventato un vero sex symbol internazionale e latin lover per antonomasia. Latin lover io? Latin lover: un appellativo che gli avevano appiccicato, ma che a lui non andava proprio giù. Ma le donne andavano pazze per il suo sorriso sornione. Il matrimonio con Flora finì nel 1970. Non divorziarono mai e diventarono due buoni amici che si volevano bene e rispettavano ciascuno la libertà dell'altro. Marcello si trovava a suo agio con tutti, con gli intellettuali e con le persone semplici, con i ricchi e con i poveri, con i giovani e con i vecchi, trattava tutti con la stessa gentilezza e simpatia. Amava le cose semplici a cominciare dal mangiare: il suo cibo preferito era un bel piatto di fagioli condito con olio extravergine d'oliva. Era un grande affabulatore, raccontava sempre cose interessanti e con quella sua voce particolare un po' strascicata, affascinava chi lo stava ad ascoltare. In un inverno di fine anni '70 lo incontrai a Cervinia. Una mattina ero insieme a degli amici in attesa dell'arrivo dei nostri figli dalle piste e mi sentii chiamare. Mi volsi, ed era lui in compagnia della figlia Chiara che aveva avuto dall'attrice francese Catherine Deneuve. Alla piccola un maestro di sci insegnava i primi movimenti sulla neve. Mi disse che era ospite del fratello Ruggero che aveva casa a Cervinia. Naturalmente i miei amici e in particolare le signore si avvicinarono molto incuriositi, glieli presentai e lui cominciò a parlare con molta autoironia dei suoi difetti incantando tutti con la sua brillante conversazione che si protrasse per più di un'ora. I bidet parigini contestati. Gli anni passavano e continuavamo a vederci in estate a Castiglioncello. Chiara era ormai diventata una signorina e un giorno lui mi raccontò, presente anche sua moglie Flora, che le aveva acquistato un appartamento a Parigi. Era riemerso in lui il perito edile e da appassionato arredatore glielo aveva fatto tutto ristrutturare facendo mettere nei bagni anche il bidet che come si sa in Francia non è molto apprezzato. La figlia infatti aveva vivacemente protestato e lui era stato costretto a nascondere quei bidet ricoprendoli con finti mobili. Insomma Marcello Mastroianni sapeva essere ironico e aveva un grande senso dell'umorismo. Tutti quelli che lo hanno conosciuto da vicino dimenticheranno difficilmente quei suoi occhi vivaci, quella sua voce caratteristica e quel bel sorriso da perenne bambino un po' invecchiato. Gli amici del garage. Qui a Castiglioncello si era fatto diversi amici fra cui in particolare il parrucchiere Massimo Mariti e la coppia di fratelli Walter e Ampelio Ciucchi, patron del mitico garage delle "Quattro gomme lisce", denominazione inventata dai due primi soci che erano stati appunto Mastroianni e Panelli. Quattro sono state le donne importanti nella sua vita: la moglie Flora, donna intelligente e di grande classe, l'attrice americana Faye Dunaway che era bellissima e con la quale ebbe una storia breve ma intensa, Catherine Deneuve piena di charme che gli dette momenti di grande romanticismo e infine trascorse gli ultimi ventidue anni della sua vita con Anna Maria Tatò. A metà degli anni '90 con la collaborazione della stessa, che era anche regista, realizzò un cortometraggio-autoritratto dal titolo "Mi ricordo, sì io mi ricordo" che è considerato una sorta di suo testamento spirituale. Morì a Parigi nel 1996. La più bella battuta che gli ho sentito pronunciare è stata questa: "Se lassù decidessero di farmi vivere fino a 150 anni non potrei fare a meno di chiedergli: e dopo?" Dino Dini |
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