A colloquio con Enrico Vanzina sulle
poltrone del giardino dell'Hotel
Martini a Castiglioncello.
Lui è arrivato da Roma in compagnia
della moglie per presenziare alla
consegna del Premio Suso Cecchi
d'Amico per la sceneggiatura
originale. Vanzina non ha voluto
mancare a questo appuntamento prima
di tutto perché è presidente della
giuria di questo premio ma anche
perché, in un certo senso, si
considera un castiglioncellese
d'adozione avendo trascorso sempre
le sue vacanze giovanili in questa
località: aveva sette anni lui e
cinque il fratello Carlo quando ci
vennero per la prima volta e anche
allora, con la famiglia, ospiti
dell'Hotel Martini. Figli del mitico
Stefano Vanzina che con lo
pseudonimo di Steno è stato il genio
comico gentile del cinema italiano,
i due fratelli formano oggi senza
dubbio la coppia più rilevante
dell'industria cinematografica
italiana. Enrico, capelli lunghi
anni '70, sorriso scanzonato e due
lauree una in scienze politiche ed
una in sociologia, ha sceneggiato
più di cento film, la maggior parte
dei quali realizzati dal fratello
Carlo che fa il regista. Anche se la
critica ufficiale non è troppo
tenera con loro, i Vanzina fin dagli
anni '80 ottengono strepitosi
successi di pubblico trionfando ai
botteghini di tutte le sale
cinematografiche tanto che vengono
appellati i "fratelli del buonumore
all'italiana". Insomma per quanto
riguarda la loro specifica attività
non si può proprio parlare di crisi
del cinema. Hanno fatto film con
tutti i nostri più grandi attori e
posseggono una casa di produzione
che lavora anche per la televisione.
«A Castiglioncello ho vissuto il mio
romanzo di formazione giovanile -
racconta Enrico - con le mie prime
tenere esperienze d'amore e le mie
grandi amicizie». Fin da
giovanissimo frequentava la casa di
Suso alla quale era molto
affezionato. Era amico della figlia
di lei Caterina e di Marco e Claudio
Risi, figli di Dino. Il suo primo
travolgente e delicato amore di
ragazzo è stato Barbara Mastroianni
e il padre Marcello era entusiasta
di questo "filarino". Enrico
studiava pianoforte e si incontrava
spesso con Armando Trovaioli
anch'esso vacanziere assiduo di
Castiglioncello che gli faceva
ascoltare le sue splendide musiche e
anche tanti brani di jazz. Inoltre
con Nino Rota, che sovente era
ospite della famiglia d'Amico,
faceva un giochino molto simpatico e
originale. Rota sedeva al piano e
suonava una melodia, Enrico ad un
certo punto diceva Verdi o Mozart o
Gershwin o Puccini. mentre Nino
passava con grande naturalezza da un
compositore all'altro. «Era proprio
un fenomeno», dice Enrico. Un'altra
grande coppia di amici, anche se con
un po' di differenza di età, era
quella formata da Paolo Panelli e
Bice Valori con cui trascorreva
indimenticabili e spassose giornate
balneari. Vanzina ha pubblicato già
vari libri e nei prossimi giorni,
edito dalla Newton Compton, uscirà
il suo primo romanzo intitolato "Il
gigante sfregiato" che - dice lui -
è una "detective story". Il discorso
scivola sulla attuale crisi
turistica di Castiglioncello che,
come si sa, non è più quella d'una
volta. «Sto cercando anch'io di
risolvere questo problema - dice -
perché sono presidente della
pro-loco di Fregene che ha le stesse
difficoltà a risalire ai fasti di un
tempo». Poi passiamo al nuovo film
dal titolo "Sapore di te" che con il
fratello Carlo sta girando a Forte
dei Marmi e la domanda è: «In questi
ultimi giorni circola voce che
avreste voluto girare questo film
qui, ma che avete incontrato qualche
difficoltà con l'amministrazione
comunale. E' vero?». E la risposta:
«Ci tengo a precisare che questa è
una voce senza fondamento. Già da
tempo Carlo ed io avevamo deciso di
girare la pellicola a Forte dei
Marmi dove trenta anni fa,
esattamente nel 1983, realizzammo
"Sapore di mare"». La conversazione
è quasi terminata, ma lui continua
con la sua marea di ricordi. E si
entusiasma davvero quando parla
delle bellezze nascoste di
Castiglioncello, della pineta, degli
scogli, delle ville e delle strade
che sono stati luoghi della sua
felice gioventù. E conclude dicendo:
«Ritornare qui per me è sempre una
grande emozione». Dino Dini