Gli ospiti di Castiglioncello  Cronache


Da "Il Tirreno" del 2-01-2009 di  Massimo Ghirlanda

Il cinema come un figlio nella vita di Isotta Razzauti

  Si può fare cinema in tanti modi: per Isotta Razzauti, classe 1914, era stato fare un cinema. Cinquant’anni fa più uno.
 Una passione che nutriva fin da ragazzina, tant’è che suo marito, l’ing. Alberto Michetti, scherzando, le attribuiva questo suo terzo figlio maschio, accanto alle due femmine: il cinema, appunto. Fu poi proprio lui a battezzarlo, quel figlio, con il nome del luogo amato più di ogni altro: la Castiglioncello dei coniugi Michetti era già allora bellissima, basta vedere qualche fotografia d’epoca che li ritrae insieme, per farsene un’idea. Frequentata da pittori, scrittori e attori di teatro, sarebbe diventata di lì a poco laboratorio di eccellenza del cinema e della Commedia all’italiana.
 Si dirà che erano altri tempi. È vero: non esistevano i film in cassetta o in dvd, i computer, le pay tv e le multisale di periferia, inghiottite dai grandi centri commerciali, carrozzoni di film di cassetta, con le grandi poltrone a vari livelli e l’odore oleoso di pop corn che devi comprare sul posto. Il cinema di paese gestito dall’Isotta era un’altra cosa.
Se vi capita di rivedere Sapore di mare dei Vanzina, soffermatevi su quella scena omaggio alla settima arte e ai cinema all’aperto. Non fatevi ingannare dal fatto che venga citato Forte dei Marmi, quale luogo della storia: il cinema che avevano in mente gli sceneggiatori è proprio l’Arena Pineta, nata qualche anno dopo, nel complesso di Villa Celestina. Le ripensava ancora con gli occhi rossi, dietro le lenti spesse e rotonde, tutte quelle storie: il giorno dell’inaugurazione, il 25 di maggio del ’57, quando la sala era piena zeppa, per Autostop di Dick Powell; i viaggi settimanali a Firenze per noleggiare le pellicole; gli appunti sulla sua cine-agenda, tracce di programmazioni declinate con finezza di gusto e sensibilità artistica; i registri di lavoro con annotazioni precise sui film, i borderò giornalieri. E poi la prima del Ponte sul fiume Kwai con la Columbia Picture promotrice della costruzione del ponte di legno sul Chioma per la piccola Marisa che andava a scuola, la sala messa a disposizione di Risi per visionare i giornalieri del Sorpasso, i suoi operatori Caciagli e Tempestini, i tanti personaggi celebri che ha avuto la fortuna di conoscere.
 Il cinema Castiglioncello e l’Arena Pineta erano, e sono, luoghi di lavoro e di incontro. Ma non solo: l’Isotta li ha voluti come spazio di socialità e di cultura, accogliendo, negli anni’60, l’idea di alcuni giovani universitari, che frequentavano il bar Franceschi: nacque un Cineclub, presente di solito solo nelle grandi città, che si fece subito notare per l’originalità della programmazione, proponendo film di culture lontane, e pressoché sconosciute, allora, dalla cinematografia scandinava a quella giapponese.
 Ancora oggi quella dei Michetti è una sala d’essai, intreccio di persone che, al di là degli interessi puramente economici, vogliono affinare i gusti del pubblico con opere di valore alto, restituendo a grandi e piccini l’incanto della proiezione in sala, “il cinema al cinema” come diceva l’Isotta. E così bisognerebbe lasciarle più spesso le nostre pigre abitudini, uscire, andarci al cinema. Perché certe cose accadono solo lì.

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