Gli ospiti di Castiglioncello Cronache |
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Da "La Repubblica" del 26-07-1997 di Laura Laurenzi | |
Suso:'LA VECCHIAIA? NON LA SENTO IO VIVO CON ALLEGRIA ... ' |
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Terzo piano
luminoso, zona di Porta Pinciana, palazzina
costruita dall' ingegner Pincherle, il padre
di Moravia. Premo quello stesso campanello
che nel '53, mentre si girava Vacanze
romane, fu suonato da Gregory Peck, e ne
cito uno solo per tutti, da Visconti a De
Sica a Flaiano, tutti: mezzo secolo di
cinema, in buona parte scritto fra queste
mura. Ma parlare con Suso Cecchi d' Amico
del tempo che passa è impresa ardua. A 83
anni la signora si rifiuta di essere
ascritta nella categoria. Semplicemente non
ne fa parte. Anziani, vecchi, terza età,
quarta età. Suso ha un sussulto: qualcosa
che non la riguarda. E prova ne è la sua
attività implacabile, il lavoro da cui non
si separa mai, la cura della famiglia e
delle case, il fisico forte e balzandoso, l'
energia pungente, la progettualità. "Stento
a calarmi nei panni dell' ottantenne, ho
sempre avuto uno strano rapporto con l' età.
Quello che conta è se sei rincoglionito
oppure no, allora non cambia se hai 80 anni
oppure 50". Indossa un camicione di lino
grezzo color ecru, ha un' aria curata,
appena un velo di ombretto sulle palpebre,
scarpe basse, gambe abbronzate. Seduta nel
centro del suo salotto, sul divano-reliquia
ricamato a piccolo punto dalla sua amica
Silvana Mangano, secondo una collaudata
abitudine Suso fa varie cose
contemporaneamente: parla con me, e intanto
scorre e divide velocemente la posta,
governa la cameriera filippina appena
tornata dalla spesa, convoca il suo
assistente-segretario per affidargli una
commissione, e si alza in media ogni dieci
minuti per rispondere al telefono: "Certo
Lina che vengo stasera, ma arrivo dopo cena.
Vado al ristorante a mangiare con una mia
vecchia compagna di liceo. Cosa vuoi, è l'
ultima rimasta, ma mi sbrigo e dopo vengo da
te". Inutile chiedere, certo che era Lina
Wertmuller, chi altri. Dicevamo: il tempo che passa. "I vincoli dell' amicizia e dell' affetto cancellano il tempo. Come accade ai cani, anche per me ieri e cinquant' anni fa sono la stessa cosa". E ancora: "Non so spiegare come sia potuto accadere che io continui a sentire presenti le persone che ho più amato e delle quali dovrei soffrire la mancanza. Il rapporto che ho avuto con loro nel passato continua inalterato, tranquillo, né faccio nulla per trovare una risposta a questo mistero che mi è proposto, e dal quale traggo la confortante perusasione che tutto ciò che è esistito esiste", ha annotato Suso nella sua autobiografia Storie di cinema (e d' altro) scritta a quattro mani con la nipote Margherita d' Amico. "E' una cosa fantastica, questo meccanismo: cancella il dolore della perdita - spiega Suso con entusiasmo -. Una cosa talmente forte che talvolta mi sorprendo a pensare: adesso devo chiamare mamma, oppure: bisogna telefoni a Luchino. Non è per follia: è che sono presenza vivissime. Anche mio marito lo sento ancora con me, perché un rapporto come il nostro non lo sa sconfiggere neppure la morte. Ma se le persone più care è come fossero ancora vive, comincio ad avvertire però che mi si sta facendo il vuoto intorno, tanto più che non ho una gran curiosità di conoscere gente nuova". Anche perché chi c' era da conoscere Suso lo ha conosciuto e frequentato o visto girare per casa: sua, o di suo padre Emilio Cecchi, o del suocero Silvio d' Amico, in un intrico di amicizie e soprattutto di parentele che è un labirinto di cognomi illustri e di eredità culturali portate in dote: il cognato di Suso ha sposato una nipote di Pirandello, il suo primogenito, l' anglista Masolino d' Amico, ha impalmato la nipote di Benedetto Croce, e risalendo per tanto fronzuti alberi genealogici si arriva persino a una parentela acquisita con Tolstoj. Per non parlare degli amici. Da bambina Suso fa colazione con Pascarella e Paul Valéry, adolescente balla alla Casina delle Rose con Maccari e con Moravia ("era simpatico ma molto pedicelloso"), va in birreria con Mario Cuccia ("spiritoso, precocissimo negli studi, di umore sempre calmo, un giovane biondo con i capelli ondulati, molto bellino"), in pattino ci va con Goffredo Petrassi e Orfeo Tamburi, il poker lo impara da Roberto Longhi e la recitazione da Luigi Pirandello, lo shopping al mercatino di Livorno lo fa con Luchino Visconti, che assieme a Flaiano e a Nino Rota ("i miei pensionanti" li chiama) è suo ospite fisso nella villa-laboratorio di Castiglioncello, dove fra una nuotata e un sopralluogo in trattoria vengono scritte le sceneggiature di tanti capolavori. Non sono poi molte le persone che possono dire, come fa lei: "Lavorando mi sono divertita tutta la vita". Si definisce "una persona fondamentalmente allegra", con ottima disposizione d' animo e una certa vocazione al buon umore. Anche nei momenti più tragici: come quando suo marito dovette essere ricoverato in sanatorio e lei rimase sola con tre figli piccoli e un avvenire molto incerto. Appena lui fu portato via, lei si buttò sul letto a singhiozzare ma presto si asciugò le lacrime e annunciò ai bambini: "Adesso usciamo e ci andiamo a comprare due soldatini di piombo a cavallo, perché la vita non ha senso, se non si ride almeno una volta al giorno". Il suo piglio burbero, l' aria decisa e perentoria da generalessa, i modi autoritari sono, proclama, soltanto un' apparenza: "Io per prima rimasi sbalordita quando seppi che tanta gente pensava questo di me, dicevano che mettevo soggezione. Ma soggezione a chi? Forse per via del mio aspetto fisico, o forse per la mia ironia, per la paura di essere presi in giro... E' così da sempre: l' altro giorno mi è captata fra le mani una lettera di Zavattini del '47 in cui mi scriveva che io gli mettevo soggezione. Io a Zavattini! Veramente ridicolo, oltretutto ero anche più giovane di lui". Una Suso mite, persino remissiva, è davvero inedita. Eppure se le chiedi come mai, nella sua lunga vita, non è mai passata alla regia, ti risponde che è per questo: che non ha il carattere giusto, non ha l' autorità di comando, non sa "dare ordini neppure alla cameriera". Si definisce anche ottimista. "Tutte le volte che non sono stata ottimista me ne sono pentita. Ottimismo vuol dire prendere decisioni audaci, e quando ho rinunciato ho sempre sbagliato. E' sempre meglio rischiare, invece. Rischiare in proprio, sia chiaro. Ecco un altro motivo per cui non ho fatto regia: per non dovere rendere conto a qualcuno, e rischiare soldi non miei." Segreto di lunga vita, anche per lei, è non tirare i remi in barca: "Mi è impossibile pensare di smettere di lavorare". Adesso, in piena estate, è alle prese con la sua sceneggiatura, dice, più impegnativa, e sì che di film ne ha scritti più di cento: "Doveva essere un seguito per la televisione ispirato a Parenti serpenti, sempre per la regia di Monicelli. Prima ci avevano chiesto sei puntate, poi tre, poi di nuovo sei, poi di ridurle a due, da due sono diventate una, un film a sé stante, non più per la televisione ma per il cinema. E' l' esercitazione professionale più difficile che mi sia capitata in vita mia, e sono fiera che mi sia capitata a questa età". Non solo non ha un suo studio, a room of my own, ma neppure una vera e propria scrivania: lavora, come d' abitudine, a quello che sembra un tavolo da pranzo, in veranda, seduta a capotavola, scrivendo su una lucente e nerissima Olivetti portatile del 1938, avuta in dono di nozze dalla sorella: "Mai usata una macchina elettrica, mai preso in considerazione un computer, non mi importa nulla di scrivere più in fretta: detesto la fretta, scrivere e riscrivere più volte la stessa pagina non può che migliorare il risultato finale". Niente computer e niente televisione: mai. "Ne ha una in camera sua la cameriera e una mia figlia Silvia che abita al piano di sopra. Nella mia vita, invece, la tivù non è mai entrata. Lo devo a mio marito che l' ha sempre rifiutata, fino a demonizzarla, tanto che lo prendevano tutti in giro. Vedrete, diceva, porterà l' ignoranza e la volgarità. E così è stato". Suso è cattolica praticante, e non sono poi molte nel mondo del cinema le persone che ogni domenica vanno a messa: "Mi piace la disciplina, e mi piace la morale cristiana. La trovo di enorme aiuto, per quella grande semplificazione delle regole secondo cui si dovrebbe vivere, con se stessi e con il prossimo. Mi sembra impensabile invece il concetto di eternità. Se mi chiedessero: hai voglia di vivere in eterno? non so cosa risponderei. Mi piace moltissimo questa vita che sto vivendo adesso, proprio per questo non so se me ne piacerà un' altra, eterna poi... Oh, Madonna...". In Addio alle armi Hemingway scrive che i vecchi non diventano saggi, diventano più attenti: "Giusta osservazione. Anch' io sono più attenta, forse per prudenza. Il mio modo di leggere oggi è più attento di quando avevo 40 anni". Ma il suo ritmo di lavoro non rallenta: "So che non dovrei, ma spesso vado avanti fino a tarda notte, anche alle due. Dicono che i vecchi non dormono, ma io non ho questo problema: mi addormento tranquillamente a qualunque ora vado a letto". Solo alla fine ammette, quasi sottovoce, che "gli anni ci sono e si sentono": "Non faccio più le mie passeggiate chilometriche a Villa Borghese, ho un po' ridotto, forse perché il mio cane Jasha, preso in Russia sul set di Oci Ciornie, non è così disciplinato e obbediente come il povero Porto, il mio amatissimo golden retriever, e allora non mi arrischio a fare giri troppo lunghi...". "Un' altra cosa che mi dispiace è che non posso più ricamare come un tempo: la vista si è un po' abbassata". Ricamare? "Certo, a piccolo punto: il mio passatempo preferito. Il morbo mi fu attaccato da Silvana, che era di una rapidità e precisione meravigliose. Fece questo divano e ne volli fare uno anch' io, quello laggiù". E' a tre posti, beige e verde, rigoglioso di melograni e di rampicanti; sotto un bracciolo è ricamata la firma: Suso Cecchi opus prima, 1959. Difficile immaginare la ruvida sceneggiatrice dei Soliti Ignoti o di Rocco e i suoi fratelli china sulla trama del ricamo. "E perché mai? E' un magnifico esercizio di concentrazione, e mi ha sempre aiutato a fumare meno. E poi io ho sempre avuto la passione dell' artigianato: che soddisfazione fare qualcosa con le mie mani. Lavoro anche a maglia, ricamo a tombolo, e il mio sogno sarebbe stato fare il falegname". Ieri, racconta, si è concessa una spesa folle: "Ho comprato Vaporella. Dicono che stira a meraviglia, e siccome io non so cucinare, pulisco male e faccio male anche i letti, almeno mi metterò a stirare". |
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