E' 
														dal tempi del film 
														
														«Il 
														sorpasso», girato qui da 
														Vittorio Gassman 
														giovane, che il cinema abita
														sempre meno d'estate in
														queste ville sulla 
														scogliera; ma le ombre 
														dei grandi attori e 
														registi aleggiano tra i 
														tavolini del caffè
														Ginori.
														Basta vedere una volta
														l'anno Marcello Mastroianni passeggiare in
														paese, a braccetto con 
														la
														prima moglie. per 
														illudersi che siano passati 
														giorni da quando Cinecittà
														ha scelto altre spiagge.
														Ora arrivano tedeschi 
														con le guide che 
														riportano anche le ubicazioni
														delle industrie chimiche
														e relativi scarichi.
														Non basta che la macchia nera non 
														sia arrivata; bisogna convincerli 
														e rincuorarli che la macchia 
														bianca davanti alla Solvay è calcare in polvere 
														e
														niente più. Il bagno si
														può fare.
														Ma la vera differenza
														rispetto al «ruggenti» 
														anni Sessanta e Settanta 
														è che i turisti col 
														marco
														forte o col centone 
														facile sono fin troppo 
														normali,
														senza un tocco di follia 
														o
														di magia. e non fanno 
														più
														sognare nessuno. Forse 
														perché i cacciatori d'autografi devono accontentarsi 
														dei Jerry Galà e Renato Zero, 
														s'ingigantisce
														il mito del passato, del 
														lino bianco di Luchino 
														Visconti, del tennis club 
														in
														pineta dove si 
														ritrovavano Sordi, Giuff'rè, Panelli,
														il maestro Trovajoli, De
														Sica.
														E anche se non si vive
														soltanto di ricordi, la 
														nostalgia delle antiche 
														stagioni non risparmia nessuno.
														Non ne è esente nemmeno la maggioranza assoluta Pds insediata in
														Comune, quando decide i
														progressivi destini di 
														Castiglioncello con 
														l'occhio rivolto alla sua belle 
														epoque. Tanta che punta sul 
														balletto e sul concorso
														ippico, sinonimi di un 
														turismo «elitario».
														«Siamo in Maremma e
														l`equitazione è sempre
														stata popolare», sdrammatizza Giuseppe Danesin, 
														già sindaco di Rosignano (Castiglioncello è
														una frazione), ora assessore provinciale alla 
														cultura.
														La sua è realpolitik: 
														se
														le esibizioni del 
														Mancinelli e D'Inzeo 
														richiamavano diecimila 
														persone,
														si augura di poter 
														vedere presto i loro 
														eredi caracollare nella stessa 
														elegante cornice di una volta. 
														La danza poi, la considera un fiore all'occhiello: già va in giro 
														per i teatri 
														
														«l'ensemble 
														
														Castiglioncello», 
														grazie all'idea
														del Comune di togliere 
														gli occupanti abusivi 
														dalla rocca medievale e
														ospitarvi tutto l'anno 
														Misha Van Hoecke, 
														coreografo di Muti alla 
														Scala,
														con la sua compagnia.
														
														
														Invece di pagare l'affitto, 
														il corpo di ballo 
														presenta le sue prime nel
														paese di cui porta il nome e dov'è 
														ormai radicato un festival annuale 
														di
														danza.
														Le cultura è l'unica 
														alternativa al calo dell`industria, spiegano 
														in Comune, citando i 
														quattromila occupati ridotti a 
														meno della metà alla Solvay, fabbrica madre-padrona del paese, un tempo proprietaria 
														perfìno
														delle strade di 
														Rosignano.
														Nessuno però, tra questa gente a forte 
														percentuale comunista, disconosce i meriti almeno
														passati della 
														multinazionale radlcata col monopolio della soda 
														caustica
														che 
														
														
														«consentì agli 
														operai
														di giocare al tennis e andare 
														a vela come facevano i principi.
														Il rapporto privilegiato
														tra Comune e Solvay (grazie 
														al quale lo stabilimento continua a scaricare 
														in mare duecentomila tonnellate 
														all'anno
														di fanghi bianchi, 
														carbonati, un tempo contenenti, ora non più, anche
														mercurio) ha subito un
														duro colpo nell'88, quando 
														la richiesta della società 
														di avviare una produzione di materiale 
														plastico, Pvc, fu 
														sottoposta
														a referendum.
														«E i cittadini risposero 
														"no", smentendo i maggiori partiti favorevoli 
														al
														nuovo impianto. In nome
														dell'occupazione, avevano prese per buone le 
														garanzie sulla sua 
														compatibilità, mentre il Pvc 
														è un
														composto tossico cancerogeno, 
														dice Mauro Doveri, medico, che guida
														attualmente il fronte 
														ambientalista.
														Vinta quello battaglia
														il dottore ne sta 
														aprendo
														un'altra, contro il porticciolo da cinquecento 
														barche in progetto a 
														Crepatura: «E' la zona dove 
														aveva la villa Gronchi, 
														ed è
														protetta da tre vincoli. 
														A dispetto dei quali 
														però c'è chi dice sia 
														consentito costruire mezzo 
														chilometro di diga e seppellire 
														sotto una coltre di cemento spessa 
														quattro
														metri quegli scogli 
														eolitici.
														Stavolta senza alibi 
														perché il prezzo di tanto
														disastro sarebbe una decina di posti di 
														lavoro.
														Abbiamo già raccolto più
														di tremila firme per il 
														no», annuncia Doveri facendo 
														balenare la minaccia di un altro referendum.
														Tra le cose in positivo 
														rimarca Gianfranco 
														Martino, voce degli Amici 
														di
														Castiglioncello», c'è 
														che il
														mare è passato a pieni 
														voti all'esame della 
														«Goletta verde».
														Attenzione. dunque, a
														non giocarsi alla 
														roulette
														della speculazione una 
														risorsa così intatta; 
														cioè non fare il bis di quanto 
														accaduto sulle colline 
														dipinte dai macchiaioli,
														Fattori, Lega e oggi 
														ricoperte di miniappartamenti.
														I condomini da una
														parte, i campeggi 
														dall'altra non hanno premiato
														il turismo di qualità. E
														siamo noti più impazienti della svolta 
														promessa», confessa 
														Lorenzo Tanganelli. presidente degli 
														albergatori, spiegando che 
														la ricettività si riduce 
														a
														trenta aziende a 
														carattere
														familiare e soltanto 
														un
														paio dl hotel qualificati.
														Poi capita a sera, e non
														per un test. dl 
														sceglierne
														uno dei due, quello ricavato dell'ex villa del 
														gioielliere Bulgari a picco 
														sul mare.
														La camera c'è, una bistecca no: anche 
														se sono
														le 20, è già tutto 
														finito.
														Da noi il turismo non
														era apprezzato per la 
														sua
														disponibilità? Cose di
														una volta, quando a Castiglioncello 
														c'era Cinecittà.
														                                                                                                                                                
														Camillo Arcuri
