Firenze.
18,
notte.
A
invito
del
presidente
Ferdinando
Martini,
molte
persone
si
affollavano
questa
mattina,
alle
11,
nella
sala
della
Società
Leonardo
da
Vinci,
per
celebrare
il
settantesimo
compleanno
di
Renato
Fucini.
Neri
Tanfucio
è
stato
accolto
al
suo
entrare
da
applausi
interminabili.
Indi,
Guido
Biagi,
a
nome
del
Comitato,
ha
letto
le
adesioni
numerosissime
ed
ha
mostrato
un
elegante
album,
che
raccoglie
le
firme
e i
pensieri
di
migliaia
di
ammiratori
e di
amici
di
ogni
parte
d'Italia.
Sul
fontespizio
è
infatti
un'epigrafe
dettata
da
Angelo
Orvieto:
«A
Renato
Fucini
—
gli
amici
—
che
lo
ammirano
—
gli
ammiratori
—
che
lo
amano».
Omaggio
d'illustri
Fra
codesti
amici
ed
ammiratori
vi
sono
uomini
come
Pasquale
Villari,
Giovanni
Marradi,
Roberto
Davidson,
Giovanni
Targioni
Tozzetti,
Giustino
Fortunato,
Alessandro
D'Ancona,
Giovanni
Verga,
Sidney
Sonnino,
Giuliano
Luchaire,
Adolfo
ed
Angelo
Orvieto,
Scipio
Sighele,
Ferdinando
Paolieri,
Benedetto
Croce,
Renato
Simoni,
Ada
Negri,
Pompeo
Molmenti,
Giacomo
Puccini,
Alfredo
Testoni,
Augusto
Novelli,
e
gli
editori
Barbera,
Hoepli
e
Bemporad
e
molti
altri.
Da
Catania
Giovanni
Verga
ha
scritto:
«Ahimè!
caro
Fucini,
come
il
tempo
vi
offusca
la
vita,
fin
con
le
onoranze.
Io
vi
voglio
bene,
io
vi
vedo
ancora
quale
vi
conobbi
la
prima
volta
leggendo
Perla
(quanti
anni
sono!)
e
quale
vivrete
sempre
nell'opera
vostra».
Ed
ancora:
«Al
cuore
gentile,
allo
spirito
arguto,
all'arte
vigorosa
e
sobria
di
Renato
Fucini,
rinnova
i
suoi
omaggi
Benedetto
Croce».
Giustino
Fortunato
ha
voluto
ricordare
un
nobile
apostolato
di
Renato
Fucini:
«Per
un
mese,
se
non
più,
noi
fummo
ìnsieme
ogni
di
visitando
i
quartieri
più
poveri
e i
fondaci
di
esecrata
memoria,
il
basso
porto,
l'ospedale,
i
tribunali,
le
carceri,
il
cimitero
dalle
375
fosse
non
ancora
abolite,
e
che
discorsi
da
un
luogo
all'altro,
che
imprecazioni
e
che
speranze!
Poi
visti
e
sentiti
tutti
i
lacrimevoli
mali
della
città
egli
volle
vedere
pure
e
sentire
tutte
le
incomparabili
bellezze
del
golfo.
Poi,
visto
e
sentito
tutto
il
lacrimevole
male
della
città,
egli
volle
vedere
e
sentire
pure
tutte
le
incomparabili
bellezze
del
golfo...
Dalla
duplice
peregrinazione
veniva
fuori
quel
gioiello
di
libro
che
ebbe
nome:
«Napoli
ad
occhi
nudi».
Il
saluto
dell'on.
Martini
—
Parla
Fucini
Dopo
la
esposizione
fatta
da
Guido
Biagi,
Ferdinando
Martini
ha
offerto
a
Neri
Tanfucio
l'album,
una
finissima
targa
d'oro
modellata
da
Attilio
Formichi.
Poi,
dopo
aver
offerto
questi
doni,
ha
aggiunto:
«Ma
se
questo
è
tributo
d'amici,
non
è
tributo
dato
all'amico,
è
tributo
dato
allo
scrittore
di
limpida,
schietta
toscanità,
al
novelliere
briosamente
profondo,
al
poeta
che
meritò
le
lodi
di
Pascoli,
del(Manzoni,
di
Carducci,
al
poeta
che
ha
cosi
ben
compreso
ed
interpretata
l'anima
popolare,
che
alla
poesia
giocosa,
troppo
spesso
lordata
da
currili
volgarità,
dette
intendimenti
civili
e
della
lingua
del
popolo
fece
veicolo
a
scendere
nell'animo
del
popolo,
allegra
si,
ma
saggia
educatrice.
Accogli,
amico
Renato,
questo
segno
dell'affetto
e
dell'ammirazione
nostra!».
Il
breve
discorso
dell'on.
Martini
è
stato
calorosamente
applaudito.
Quindi,
si è
levato
a
rispondere
il
Fucini,
che
ha
saputo
trovare
in
sè
il
brio
di
Tanfucio:
«lo
non
parlo
—
egli
ha
detto
— io
scrivo.
Veramente
so
parlare,
ma
quando
mi
trovo
in
pubblico
perdo
l'R.
In
questo
momento,
per
me
tanto
scabroso
mi
viene
in
mente
il
povero
Cecco,
quando
fu
incoronato
in
Campidoglio.
L'appellativo
di
Cecco
si
riferisce
a
Francesco
Petrarca.
Questo
trattamento
confidenziale
lo
usiamo
tra
noi
colleghi,
ma
egli
aveva
due
attenuanti
all'imbroglio
nel
quale
doveva
trovarsi
in
quel
momento:
1°
l'incoronazione
l'aveva
cercata,
l'aveva
braccata,
l'aveva
voluta...;
2°
quando
egli
parlò
non
era
stato
preceduto
da
Ferdinando
Martini,
il
quale,
a
quel
tempo,
credo...che
non
fosse
nato.
Ma
ormai
che
ci
sono
stato
trascinato
per
i
capelli
io
sento
che
è
mio
dovere
parlare
per
ringraziare
e
veder
di
sbrigarmela
discretamente
alla
lesta.
Ringrazio
te,
caro
Ferdinando,
delle
contumelie
e
delle
calunnie
che
hai
voluto
scagliar»
sulla
mia
povera
pelle;
ringrazio
voi,
cari
amici
del
comitato,
per
le
tante
ed
ineffabili
torture
che
siete
arrivati
ad
infliggermi:
ringrazio
voi,
gentili
signori,
che
colla,
vostra
presenza
vi
siete
dimostrati
cosi
amabili
manutengoli
di
questa
illustre
banda
di
malfattori:
grazie
a
tutti
dal
profondo
del
cuore!
». E
con
un'ultima
ovazione,
i
presenti
hanno
espresso
tutta
la
loro
simpatia
per
lo
scrittore,
che
serba
sempre
viva
la
forza
del
corpo
e
sempre
fresca
la
forza
dello
spirito.
Stasera,
poi,
alla
Leonardo,
numerosi
soci
gli
hanno
offerto
un
banchetto.