Giovanni Spadolini: il mio sodalizio con questa costa...
Il mio
sodalizio col tratto di costa che da Livorno porta a Cecina e oltre
risale a sessant’anni fa, agli inizi degli anni trenta, dal primo
affacciarsi sul mare scoglioso di Antignano, nell’estate del 1930,
alle successive estati trascorse con costante fedeltà a
Castiglioncello, a cominciare da quelle più lontane nella villa di
famiglia, là, sulla baia del Quercetano, accanto alla Cuccetta cara
alle memorie di Renato Fucini, a quelle più recenti, dell’ultimo
trentennio, legate alla mia Torretta. Nel mio ricordo, appunto,
Castiglioncello: un’infanzia popolata di fantasmi. L’itinerario
prediletto per la pittura di mio padre Guido, che si muoveva nella
tradizione un pò divisionista e un pò macchiaiola. Il luogo da dove
egli trarrà tanti motivi di stimolo sia per la sua vena di pittore,
sia per la sua vena di acquafortista. Un luogo in cui la passione
per la natura - già segnata dai trasalimenti dell’avanzante Maremma
- si identifica col ripiegamento in una zona intatta, ancestrale,
riservata alla fantasia e alla poesia. Guido Spadolini, mio padre,
che dipinge, sul mare di Castiglioncello e prima ancora di
Antignano, e poi a Rosignano, a Vada, giù verso Cecina. E’ così che
scoprii a partire dai cinque anni alcuni nomi, paesaggi inediti,
scenari sconosciuti, accompagnando il padre nei lunghi itinerari
pittorici sulla costa. Prima a Vada con quel monumento a Garibaldi,
nel centro della piazza e la patetica scritta dettata da Carducci:
rimasta per tanti anni quasi illeggibile, prima della pulitura
invocata dagli amici repubblicani del luogo. E poi, dopo Vada -
piccolissimo e poverissimo centro allora - una città vera e propria
o che tale almeno appariva alla fantasia di un fanciullo, Cecina.
Cecina: con quel nome misterioso e quel fiume non meno misterioso e
cupo, come era stato nei tempi in cui per i Medici era così
difficile attraversarlo nelle partite di caccia che portavano fino e
oltre Rosignano. E una di quelle partite sarà fatale, nella seconda
metà del Cinquecento, al giovanissimo cardinale Giovanni e allo
studente Garcia ritratto dal Bronzino in un quadro famoso, e alla
prolifica madre Eleonora, tutti uccisi da quella febbre misteriosa
che si contraeva avvicinandosi alla costa, proprio fra Rosignano
Vada e Cecina, da cui ci si allontanava soltanto inerpicandosi sui
colli che rappresentavano l’estrema difesa da un attacco ben più
insinuante e irreversibile di quello dei pirati del mare che
minacciavano più a nord la piccola base medicea di Castiglioncello...
Italia: pianta dalle molte radici - Diceva Cattaneo.
Prof. Giovanni Spadolini
(Dalla presentazione
del volume: "Macchia e padule, domesticheto e podere" di
Arrighi-Massei-Niccolini 1992) |