La bellissima Alida
Valli nella Castiglioncello degli anni '30...
Quando la Valli e i gerarchi danzavano sulla pista
del «Dai Dai»
Al «Dai Dai» era di scena Alida Valli, giovanissima e
splendida. Siamo nella seconda metà degli anni'30 e il locale di
Tancredi nei pomeriggi e nelle sere festive si animava e si
trasformava in un locale da ballo. Qualcuno si muoveva anche da
lontano per frequentare un ritrovo così suggestivo. Al«Dai Dai» di
tanto in tanto arrivava qualcuna delle attrici del cinema dei
«telefoni bianchi». La più attesa era Alida Valli. E talvolta,
scortata da qualche amico importante del regime, si presentava in
pista per fare quattro salti. La Valli allora era nel pieno fulgore
dei vent'anni compiuti da poco e i suoi successi cinematografici le
avevano determinato una popolarità che attrici più collaudate le
invidiavano. Clara Calamai, bravissima in «Ossessione» di Luchino
Visconti, cominciava a denunciare le decadi trascorse e anche la
rivale Doris Duranti iniziava il declino. La Valli invece aveva
esordito da poco, il volto perfetto e lo sguardo luminoso passavano
anche le mediocri pellicole del cinema d'evasione di quegli anni.
Dunque era ammirata, desiderata e corteggiata assiduamente anche dalle
alte gerarchie del regime più vicine al mondo del cinema. Non era un
caso che Alida Valli venisse a Castiglioncello. La Perla allora era
frequentata da personaggi importanti e del mondo del cinema e della
cultura, ma anche da figure di primo piano che contavano a livello
nazionale nel regime fascista. Compariva di tanto in tanto a Villa
Celestina qualche personaggio di rilievo del ministero della cultura e
dello spettacolo, si vedeva Luca Pavolini che dirottava da
Roma e da Firenze i suoi amici verso la Perla, comparivano Bottai,
Tofano. E così anche la Valli passava qualcuna delle sue vacanze
estive qui. Talvolta invitata da qualcuno del mondo del cinema, tal'altra
per incontrare chi poteva molto nelle produzioni cinematografiche che
il regime favoriva.
Né mancavano le occasioni di divertirsi. E al
dancing «Dai Dai» c'era la possibilità di vederla volteggiare tra un
valzer e un tango nell'ammirazione di chi assisteva al suo
divertimento come ad uno spettacolo gratuito. La riprova che il cinema
passava dalla Perla fin dagli anni 30. Non solo perché Emilio Cecchi e
Silvio D'Amico finivano per attrarre personaggi come Luigi Pirandello
e Marta Abba (il cui desiderio di sfondare nel cinema non trovava
sufficienti supporti), ma anche perché a Villa Celestina finivano per
incontrarsi produzioni artistiche ed alte gerarchie dello Stato. Certo
le famiglie Cecchi e D'Amico assicurano una sorta di continuità nel
tempo per quanto concerneva il rapporto tra livelli alti della
letteratura, narrativa poesia e teatro, e le iniziative, i progetti del
cinema. Da Emilio Cecchi alla figlia Suso l'interesse per l'arte del
cinema crebbe nel secondo dopoguerra e gli anni '40 e '50 sono
punteggiati da incontri decisivi nella villa Cecchi. Da Mario Sodati a
Indro Montanelli fino a Luchino Visconti: si parlava con Emilio di
letteratura, di poesia e di teatro. Ma soprattutto si parlava di
cinema. E si facevano progetti. Sceneggiature importanti presero le
prime mosse da quegli incontri. E Suso divenne una scrittrice di
cinema tra le più valide. E tutto nello scenario di Castiglioncello.
(Di Carlo Rotelli da Il
Tirreno del 30/9/1999)