Una delle tante fonti e fontine di cui è ricco il
territorio. Quando il botro non aveva gli argini in muratura la
fontina era accessibile con difficoltà e rimaneva appartata. Ha
costituito, secondo le memorie dell'epoca, un importante punto di
incontro per i giovani (ante acquedotto, quindi ante anni 40), che
usavano ritrovarsi a "prender l'acqua" con le ragazze che
svolgevano lo stesso compito per le famiglie. Forniva acqua fresca
anche ai barrocciai in transito.
In occasione della Festa del
Pesce 2016 l’ottocentesca
“Fontina di Crepatura” è
stata liberata dai rifiuti
abbandonati e dalla
vegetazione. Grazie al
sostegno degli organizzatori
della Festa del Pesce, al
lavoro dei volontari delle
Associazioni GAPL (Gruppo
Archeologico Paleontologico
Livornese), INITINERE e ASCA,
ai cittadini dell’OTP
(Operazione Territorio
Pulito) di Vada e Livorno, e
al contributo di residenti e
turisti di Caletta. “La
fontina” fu probabilmente
realizzata nella seconda
metà
del XIX secolo da un
membro della facoltosa
famiglia Berti-Mantellassi
quando canalizzò le acque
sorgive del masso di
“Panchina” che, ieri come
oggi, affiora fra Villa
Berti e il Botro Crepatura.
Già ricordata da Sirio
Saggini in “Cronache
Maremmane”, questa fontina
viene descritta anche nel
volume “Monte alla
Rena, tra storia, arte e
memoria” di Roberto Branchetti. L’iniziativa vuol
essere un primo passo per
dare visibilità a quello che
potrebbe essere uno degli
angoli più pittoreschi e di
rilievo storico/ambientale
di questa area, per la
presenza della fonte rurale,
dell’antica lecceta e per
l’habitat della foce del
Botro Crepatura. Negli anni
venti del novecento, la
fonte fu donata dalla
famiglia Berti Mantellassi
al comune di Rosignano in
modo che fosse possibile
prelevare acqua dagli
abiltanti delle ville lungo
il viale Trieste e quelli
delle ville a nord del botro
Crepatura. |