Castelnuovo oggi |
Fattorie e case coloniche |
Ai
primi del Cinquecento, case contadine sorgevano anche a Cesari,
nei pressi della chiesetta di S. Martino, a Paltratico e a Borgo
Fiorito, dove ancora si ergeva la pieve anche se in pessime
condizioni. Alla metà del '700, molte delle pietre con cui era
stata costruita la pieve di Camaiano, «la Pievaccia», ancora e
visibile, in una località poco distante dall'attuale centro
abitato, fino agli inizi dell'800 erano state asportate già da
due secoli ed utilizzate per l'erezione della nuova parrocchiale
(1630-1640) e per la costruzione di alcune case poderali in
località «Il Cappellese», dove la Misericordia andava formando i
vasti poderi di Scaforno e Paltratico.
La costituzione della
fattoria di Paltratico è avvenuta a cavallo fra il XVIII ed il
XIX secolo per opera di Ranieri e Matteo Martelli, componenti di
una ricca famiglia livornese. Costoro, fin dal 1777, avevano
preso a livello dalla Pia Casa della Misericordia il podere di
Paltratico, ampliandolo fino a trasformarlo in tenuta (circa 240
ettari) e costruendovi (1795-1800) una villa padronale. L’opera
di valorizzazione della fattoria fu proseguita per tutto
l’Ottocento dalla famiglia Lobin e vide l’edificazione di nuove
case su podere, l’ampliamento della villa, la costruzione di un
piccolo acquedotto rurale ancora esistente che dal vicino Monte
Carvoli portava l’acqua in fattoria. Nel 1870, i Lobin estinsero
il livello gravante su Paltratico. Foto 3 - Fattoria Madonnina. Nelle colline di Castelnuovo primeggiava, con oltre 40 poderi, la Fattoria della Madonnina dei Sampaolesi, già di proprietà Forti (925 ettari). L'edificio, nel 1885, era passato per successione da un certo Borghi alle "Case Pie del Refugio delle Povere Mendicanti di Livorno"; forse a seguito di questo passaggio di proprietà la fattoria prese il nome che porta ancora oggi. Foto 4 - La casa, già presente nel 1795, rientrava nei possedimenti della Mensa Arcivescovile che nel 1839 la assegnava a livello a Domenico Bini (Paolini, 2001, p.128) Foto 5 - CASE COLONICHE - Tra i vari componenti del resedio, la casa colonica è certamente la più duratura nel tempo ed insieme al suo variegato universo di forme, rappresenta uno degli elementi più caratterizzanti del paesaggio agrario. La difformità continuata nel tempo e nello spazio è la caratteristica principale delle case coloniche, il risultato di uno straordinario adattamento all'ambiente circostante, alle necessità del lavoro e della famiglia. I vani principali (cucina, camere, stalle o magazzini), rispondevano sempre all'esigenza della sistemazione più conveniente e funzionale, così come i locali secondari, che trovavano sempre il posto e il punto più adatto. Inoltre, scale, scalette e balconi, e perfino botole, permettevano al colono di spostarsi rapidamente entro il fabbricato. In collina, per dominare il circostante podere, la casa colonica era sempre edificata alla sommità del poggio ed orientata in modo tale da sfruttare al meglio la radiazione solare nelle diverse stagioni, così da riscaldare i locali durante l’inverno quando il sole è basso sull’orizzonte e tenerli più freschi in estate quando è alto. (Da: "I segni storici del paesaggio rurale" di Roberto Branchetti) |
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