Ricordiamo il sorgere del
nostro Istituto nel lontano 1913. Non trovammo allora altra sede che poche
stanzette in una casa privata dove aprimmo un asilo e una scuola di lavoro
e fondammo l'istituzione delle Figlie di Maria in cui cominciammo la
nostra opera feconda di bene e di fede. Nello stesso anno cominciammo i
lavori per la nuova casa che fu inaugurata nel 1914 e ingrandita nel 1921.
Nel 1925 fu aggiunta un'altra ala che dette all'Istituto l'odierno
aspetto signorile e maestoso. Per alcuni anni vi furono ospiti le educande
che venivano durante l'estate a trascorrervi le vacanze da Livorno, e che
dovettero, in seguito, trasferirsi altrove, per la scarsità dell'acqua.
Durante la guerra vi furono ospitati gli sfollati. Ora il nostro Istituto
che reca ancora sulla facciata i segni della guerra, compie nell'ombra
l'opera sua benefica e tanto utile. Non ha fama nel mondo, ma tra le sue
mura crescono i bambini come fiorellini riscaldati dal nostro affetto,
illuminati dalla fede come da un sole benedetto; quei bambini che saranno
un giorno bravi cittadini, valorosi soldati, amorosi padri di famiglia;
quelle bimbe che diverranno brave massaie, spose fedeli e ottime madri. E
dell'opera nostra non speriamo altra ricompensa che quella che ci vorrà
dare il Signore.
(S. MARIA ANGELA ANDREI Superiora - 1952)
Dal documento "Ricordo dei
festeggiamenti per l'inaugurazione del campanile" 1952
scaricabile dal sito.
Il fondatore
della Congregazione Figlie Del Crocifisso
Giovanni
Battista Quilici nasce nel 1791 a Livorno, città di mare aperta
a persone di ogni razza, fede e cultura. E' un ragazzo vivace e
sensibile: coglie subito la grave situazione di miseria in cui
vivono i suoi concittadini, specialmente dopo le invasioni
napoleoniche. In famiglia, a scuola, in parrocchia e per le
strade della sua città apprende i valori della vita ed apre la
mente ed il cuore ai bisogni della gente. Nell'ascolto della
realtà che lo circonda, nel confronto con gli amici e nella
preghiera, Giovanni Battista matura la sua vocazione: donare la
propria vita a Dio nel servizio dell'uomo. Nel 1816 diventa
sacerdote ed esercita il ministero fino al 1835 nella parrocchia
di S. Sebastiano. Nel 1835 è nominato parroco della nuova
parrocchia dei S.S. Pietro e Paolo. Vive con passione il suo
ministero pastorale: ad ogni persona vuole comunicare l'Amore
del Redentore, che egli incontra nella preghiera. Dalla
contemplazione del Cristo Crocifisso è spinto sulle strade della
sua città alla ricerca dei fratelli nei quali Gesù si è
identificato. La sua tenerezza di padre è per tutti,
particolarmente per i giovani e per quelli di cui nessuno si
occupa: prostitute, carcerati, orfani... Li cerca, li ascolta,
li sostiene, li accoglie e, insieme ad altri, si batte per
costruire una società più umana. È convinto che sia necessario
partire dall'educazione dei giovani e in particolare della
donna. Elabora i primi progetti e, con amici e collaboratori,
inizia a realizzare i suoi sogni. Sono tanti, e sembrano
impossibili, ma egli, abbandonato alla Provvidenza, riesce a
trovare le risorse per poterli attuare. In particolare, si fa
strada in modo sempre più chiaro, il sogno di una “grande casa”
e di un gruppo di “donne consacrate”. Giovanni Battista
coinvolge tutta la città nella costruzione dell'Istituto di
Carità “Santa Maria Maddalena”, che in poco tempo si riempie di
bambine e di ragazze bisognose di tutto: pane, vestito,
istruzione, lavoro e soprattutto affetto e tanta tenerezza. Con
le cinque giovani, che più di altri condividono la sua
esperienza d'amore con il Cristo Redentore, fonda nel 1840 la
famiglia religiosa delle Figlie del Crocifisso: a loro affida la
realizzazione del suo sogno nella grande casa di accoglienza.
Giovanni Battista muore a Livorno nel 1844. La sua vita,
intensamente vissuta sino alla fine, lascia progetti incompiuti,
sogni e speranze inespresse; una strada è aperta: è necessario
che vi siano persone che raccolgano la sua eredità e ne
sviluppino le potenzialità, perché sulle strade della vita
continui a germogliare la speranza.
(Dal sito:
http://figliedelcrocifisso.org)
1943 - Richiesta di alloggio per
l'Assistente Sanitaria.
Il Commissario Prefettizio
provvede.
15 Gennaio 2021 - I genitori di Castelnuovo
si mobilitano per l'asilo San Giuseppe.
«È un servizio fondamentale per garantire futuro al nostro paese»
«Salviamo insieme la scuola materna»
«Cari paesani abbiamo bisogno anche di voi. Prendiamo veramente a cuore
il nostro paese facendo in modo che i servizi ancora presenti a
Castelnuovo si mantengano attivi e produttivi. Non lasciamo chiudere la
scuola d'infanzia! Con essa il nostro piccolo centro perderebbe non solo
la gioia portata dai bambini ma anche l'introito economico portato dai
genitori ai negozi presenti». Questo l'appello che i genitori dei
quindici bambini iscritti alla scuola materna paritaria San Giuseppe,
che dal 1913 è attiva nello stabile della congregazione Figlie del
Crocifisso - fino al 2017 gestita dalle suore e poi affidata alla
cooperativa Il simbolo di Pisa. «Un asilo che ha accolto praticamente
tutti i cittadini di Castelnuovo - spiega Francesco Valori,
rappresentante dei genitori insieme a Lucia Guida e Sara Plaia - e che è
un servizio fondamentale per la nostra comunità». A gestirlo, fino al
2017, la congregazione. Che poi, con la diminuzione delle suore, ha
fatto un accordo con la cooperativa pisana "Il simbolo", a cui adesso fa
capo l'asilo per 15 bimbi e la casa-famiglia per un massimo di otto
ospiti minorenni. «Già lo scorso settembre - dice Valori - l'anno
scolastico sembrava in forse, poi il Comune ha destinato i fondi del
Miur ad alcune scuole paritarie tra cui la nostra. Solo grazie a questi
contributi la scuola materna sta rimanendo aperta». Il timore delle
famiglie dei piccoli iscritti, che stanno coinvolgendo l'intera comunità
di Castelnuovo, è che a giugno l'asilo San Giuseppe chiuda i battenti
definitivamente. Così, dopo aver scritto alla congregazione Figlie del
Crocifisso, a sindaco e assessore all'istruzione, per chiedere di
trovare una soluzione condivisa con la cooperativa pisana in modo da
garantire che l'asilo prosegua la sua storica attività. Per salvare la
scuola San Giuseppe, in cui sono cresciuti praticamente tutti i
residenti del paese, i genitori dei piccoli iscritti mobilitano l'intera
comunità. «In ogni attività commerciale - spiega Valori - abbiamo
depositato una scatolina per raccogliere le vostre offerte che andranno
a sostenere l'asilo. Tutto il ricavato sarà destinato alla scuola
dell'infanzia San Giuseppe». Intanto, in soli due giorni
dall'attivazione, anche la pagina Fb "Salviamo il nostro asilo" conta
già circa duecento iscritti. «È una realtà consolidata sul territorio e
poiché i bambini sono il nostro futuro, garantirne la formazione è
importante per costruire solide basi di futuri uomini e donne».
A.C. Il Tirreno |