IL CAMMINO DEI PASTORI
Le attestazioni riguardo all'allevamento di ovini ed in particolare alla
pastorizia transumante, si hanno fin dall'alto Medioevo...La transumanza
appariva molto diffusa in tutta l'area dei Monti Livornesi: documenti
diretti e indiretti mostrano i pascoli, nella stragrande maggioranza dei
casi di proprietà dell'Arcivescovo di Pisa, affittati a pastori garfagnini
fin dalla fine del XII secolo-prima metà del XIII; si parla di greggi di
800-1000 capi che svernavano nelle zone di Riparbella, Vada, Malandrone e
Rosignano e il cui soggiorno era rigidamente controllato da norme
contrattuali...
Dopo le feste settembrine della Natività della Madonna e dell'Esaltazione
della Croce, cominciava il periodo della transumanza, perché nelle zone
montane cominciava a fare freddo e i proprietari delle greggi e delle
mandrie, portavano il bestiame a svernare nelle località vicine al mare. I
pastori, dopo un viaggio di 10-15 giorni giungevano sulle colline
prospicienti alla costa, con un seguito folcloristico di ragazzi aspiranti
garzoni, ragazze in cerca di marito, artigiani e vagabondi di ogni tipo.
Si accordavano con i proprietari dei pascoli, e dopo aver pagato tutti i
dazi e le gabelle previste, raggiungevano le zone stabilite. I proprietari
dei fondi stabilivano per ogni proprietario un numero massimo di animali
da condurre sui pascoli, variabile in relazione alle condizioni dei prati
e che in genere si aggirava sui mille capi per il bestiame minuto e 500
per quello grosso, per ogni pastore. La portata di questa attività era
quindi notevole, dato che erano moltissimi i personaggi che conducevano il
proprio bestiame nella zona di Castelnuovo, Rosignano e Gabbro. I pastori
alloggiavano in domicili detti «masserie», che sorgevano sui pascoli,
vicini alle mandrie e tra essi veniva nominato un responsabile, il «vergaio»,
che aveva il compito di far rispettare le norme e soprattutto i confini
stabiliti e che era il diretto interlocutore dei proprietari dei pascoli.
Tutti i fattori di Castelnuovo, ogni anno stipulavano con alcuni pastori
l'accordo di concessione dei pascoli e di tutte le strutture ad essi
connesse (stalle, capanne e ricoveri vari) dietro il pagamento di una
somma proporzionale al numero dei capi condotti (oltre ad un certo
quantitativo di formaggio fresco pecorino o caprino destinato alla
fattoria). Puntualmente venivano ribadite alcune clausole basilari:
l'impegno di entrambe le parti in causa al risarcimento degli eventuali
danni, la presenza di una o più guardie campestri stipendiate dal
proprietario dei pascoli ed altri accordi di questa natura. I pastori che
sottoscrivevano gli accordi erano generalmente forestieri; piccoli
quantitativi di ovini appartenevano invece ai contadini del paese, i quali
godevano dei diritti previsti dai patti con la Misericordia, secondo i
quali essi potevano tenere sui pascoli un modesto numero di capi.
(Da: "L'evoluzione socio-economica di un territorio rurale del contado
pisano: da Camaiano a Castelnuovo della Misericordia (secoli X-XIX ) " di
Alessandra Potenti). |