Castelnuovo  ieri

a Castelnuovo ieri

                       L'abside della chiesa di S.Stefano
Durante l’altomedioevo in quest’area è documentata la curtis vescovile di Camaiano. Agli inizi dell’XI secolo risale la prima attestazione di un castello omonimo, più tardi noto come Castelvecchio. Risale invece al 30 maggio 1041 la prima citazione del castello ‘nuovo’ di Camaiano, quando un atto di vendita venne rogato infra castello de Camajano qui dicitur novo, nominato una seconda volta nel 1115. Nel 1153 vi possedeva proprietà il collegio dei canonici della cattedrale pisana. La denominazione "della Misericordia" fu aggiunta ai nomi di entrambi i castelli in seguito al lascito del conte Bonifazio Novello della Gherardesca con cui nel 1338 furono assegnati beni a favore della Pia Casa della Misericordia di Pisa. Ubicati in prossimità della via che da Pisa conduceva in Maremma attraverso le valli di Fine e di Cecina, i castelli ebbero a lungo un ruolo strategico. L’abitato del castello di Castelnuovo, circondato da mura, con unica porta di accesso, era disposto lungo un asse viario centrale. La pieve, intitolata a S. Giovanni, era invece ubicata in origine nei pressi di Camaiano.
Descritto nel 1513 come "chastello uno chiamato Castelnuovo della Misericordia murato atorno posto nel piviere di Camaiano con torre, chiesa et case", fu restaurato nel 1566 dalla Pia Casa, che nei primi decenni del secolo successivo commissionò anche la costruzione al di fuori delle mura di una nuova chiesa, alla quale furono trasferiti il ruolo plebano e l’intitolazione.
Della medievale chiesa castrense, intitolata a S. Stefano, si conserva attualmente solo una parte delle originarie strutture murarie. In particolare l’abside e gli angolari della terminazione risultano ancora leggibili in un edificio adibito a civile abitazione ubicato nella parte meridionale del castello. Il paramento è costituito da conci squadrati e rifiniti, posti in opera in corsi orizzontali e paralleli. Il litotipo è nella quasi totalità di estrazione locale. Identico a quello impiegato nella porta di accesso della cinta muraria. La copertura moderna in tegole e coppi si imposta su una liscia cornice scanalata, realizzata nel medesimo litotipo. Nell’ultimo corso in elevato, inferiore alla cornice suddetta, fu inoltre posto in opera un ridotto numero di conci di serpentino verde.
Lo sviluppo planimetrico dell’edificio risulta ancora ben leggibile in una mappa catastale della fine
secolo, mentre non è più caratterizzato nel catasto geometrico particellare realizzato dal geometra Francesco Barboni nel 1823, entrambi conservati presso l‘Archivio di Stato di Livorno. Le successive trasformazioni hanno condotto alla progressiva elisione delle strutture superstiti, in parte ancora visibili agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso. Dalla documentazione fotografica è possibile notare come all’interno un arco a tutto sesto delimiti il catino absidale. Alla muratura della terminazione e dell’emiciclo era strutturalmente connessa quella del fianco sinistro, il cui paramento presentava conci disposti in modo omogeneo sugli stessi corsi.
Oggi l'abside, proprietà privata è oggetto di accurato rifacimento e cambio destinazione d'uso.
(Da: "Romanico Tirrenico - Chiese e monasteri medievali dell'arcipelago toscano e del litorale livornese" di Riccardo Belcari)

 

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